LA STORIA

L'uomo iniziò a estrarre l'oro circa 6000 anni fa, nelle regioni in cui sorsero le prime civiltà antagonistiche, cioè nell'Africa settentrionale, in Mesopotamia, nella valle dell'Indo e nel Mediterraneo orientale. Stando a calcoli molto approssimativi si pensa che in tutta la sua storia sia stato estratto qualcosa come 100-135.000 tonnellate d'oro (un cubo coi lati di 17-18 metri). La cifra non è alta, ma non si deve dimenticare che questo minerale, una volta tolto dalla terra, grazie alle sue proprietà naturali e sociali, non scompare, non rientra nella terra, nell'acqua o nell'aria.

Questo ovviamente non significa che quando l'oro era in circolazione sotto forma di moneta non si consumasse, o non si siano perduti ingenti quantitativi d'oro. Si pensa anzi che almeno il 10% di tutto l'oro estratto sia andato irrimediabilmente perduto, o nei fondali marini o in tesori sepolti chissà dove, o polverizzato durante la lavorazione, consunto nell'impiego delle monete. Oggi addirittura il suo impiego nelle tecnologie più avanzate rende antieconomico il suo riutilizzo.

Se ne è estratto così tanto che l'attuale produzione mondiale (circa 2.400 tonnellate) aggiunge solo il 2% ogni anno a quella cifra. Il prezzo dell'oro viene fissato tutti i giorni sulle principali piazze finanziarie, ma a guidare il mercato è il cosiddetto fixing di Londra, dove ha luogo la maggior parte delle transazioni. Ogni giorno i rappresentanti dei cinque mercanti più grandi del mondo (Johnson Matthey, Mocatta & Goldsmith, Samuel Montagu, Rothschild e Sharps Pixley) decidono il prezzo scambiandosi segni con le mani.

La quotazione viene stabilita in base agli ordini di acquisto e di vendita raccolti in tutto il mondo: se c'è molta richiesta e poca offerta il prezzo sale, e viceversa. Molti elementi contribuiscono a formare il prezzo: basta p.es. uno sciopero in una miniera sudafricana a rallentare la produzione.

Attualmente vengono prodotte nel mondo circa 2.200 tonnellate d'oro all'anno. Il principale produttore è il Sudafrica (oltre 700 tonnellate). Altri grandi produttori sono gli Stati Uniti (300 tonnellate), l'Australia (248 tonnellate), la Russia (230 tonnellate). In tutta Europa non si cavano più di 28 tonnellate d'oro l'anno. In Italia solo 5 kg l'anno: la miniera di Alagna, in Valsesia, è stata chiusa 30 anni fa, e in quella del Sulcis, in Sardegna, si estrae soprattutto argento. (*) Attualmente nei depositi della Banca d'Italia ci sono circa 2.000 tonnellate d'oro. In compenso l'Italia, nel 1998, è stata il maggiore trasformatore di oro al mondo, con una media di 450-500 tonnellate lavorate ogni anno (per il 70% l'oro è stato esportato). In questo settore operavano circa 10.000 aziende di produzione e distribuzione, con un fatturato che in quell'anno arrivò a 11.000 miliardi di vecchie lire. Ad Arezzo si trasforma circa il 50% dell'oro trattato nel paese, e le imprese sono ben 1.400.

L'Italia, fino al 2000, è stata con la Spagna e la Grecia, l'unico paese europeo dove era vietato ai privati comprare oro per investimento, cioè non era possibile acquistare un lingotto (neppure all'estero) e tenerselo in casa o in una cassetta di sicurezza. Si poteva comprare solo oro lavorato o le monete. A queste restrizione venivano esentate, previa autorizzazione ministeriale, alcune banche (Popolare Vicentina, Popolare dell'Etruria e del Lazio, Banco Ambrosiano Veneto), che si trovano nelle aree dove esiste la più alta concentrazione di laboratori d'oreficeria (gli orafi infatti sono autorizzati ad acquistarlo per il loro lavoro). Ma dal febbraio 2000, a seguito dell'entrata in vigore della Legge n. 7/2000 è stato abolito il monopolio sull'oro, il che ha permesso anche ai risparmiatori privati di acquistare monete e lingotti di oro fino in esenzione da I.V.A.

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